La condivisione di un’identità comune e la legittimazione democratica dell’Europa

 

Quest’articolo rientra nel progetto « Arte ed Europa » attuato in collaborazione con Sciences Po Paris, nell’ambito del quale gli studenti del progetto interrogano l’identità europea attraverso il mezzo artistico e la cultura.

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Dinanzi ai rischi di disaccordo provocati dalla crisi economica e finanziaria, i dibattiti sull’Unione Europea sono segnati da una preoccupazione crescente per la condivisione di un’identità collettiva. Interrogarsi sulla necessità di condividere un’identità comune per legittimare democraticamente l’Unione Europea ritorna a riunire due concetti, che sono legati e che si condizionano reciprocamente nella nostra entità politica di riferimento: lo Stato-nazione. Tuttavia, possono applicarsi allo stesso modo questi due principi ad un’entità politica unica come l’Europa? Giacché quest’ultima è stata concepita sulla base di un assioma inedito, noi dobbiamo far prova di una certa flessibilità intellettuale, e, per capirla e costruirla, dobbiamo emanciparci dai concetti che definiscono lo Stato dal 18°secolo.

Da un lato, l’identità è per tradizione incarnata dalla nazione. L’identità è definita da Larousse come “il carattere permanente e fondamentale di qualcuno, di un gruppo, che determina la sua individualità, la sua singolarità”. Questa definizione evidenzia una pretesa inamovibilità dell’identità, che sarebbe data e costitutiva. Tuttavia, nel contesto delle costruzioni politiche, che siano successive o giustapposte, esclusive o complementari, il carattere “permanente e fondamentale” dell’identità è discutibile. Emerge la questione: la singolarità è prestabilita o invece si costruisce con un’integrazione politica?

D’altro canto, la legittimazione democratica è resa concreta dallo Stato. Si tratta dell’acquisizione da parte di un potere politico di un fondamento democratico, in altre parole della partecipazione e del riconoscimento dei cittadini nelle sue istituzioni. La legittimazione democratica suppone la creazione di un sentimento d’appartenenza dei cittadini nei confronti del potere. Questo concetto d’appartenenza è molto vicino a quello d’identità collettiva, poiché presume un’identificazione. Ciò non è così scontato per l’Unione Europea. Si tratta, in effetti, di un’entità politica a metà strada tra un’amministrazione federale e un’amministrazione intergovernativa: creata da trattati firmati tra governi, l’UE si è rivolta sempre più ai cittadini degli Stati membri. L’UE ha dunque fatto appello a dei modi diversi di costruzione. Da allora, il suo modo di legittimazione deve anche aggirare i modi tradizionali d’identificazione: conviene instaurare dei nuovi legami tra la logica identitaria e la logica di legittimazione politica. Mentre nello Stato-nazione, un’identità collettiva prestabilita condiziona la legittimazione del potere politico, questo progredire non è assiomatico a livello europeo, il quale non possiede alcuna identità collettiva prestabilita.

Come ridefinire il legame tra le due logiche d’identità e di legittimazione democratica all’interno di un’entità politica inedita e singolare come quella dell’Unione Europea, se per tradizione l’identità condiziona la legittimità?

Dinanzi all’impossibilità di concettualizzare l’identità europea allo stesso modo delle identità nazionali, è d’obbligo riconoscere ed elaborare un’identità post nazionale distinta dalle identità nazionali tradizionali, che sarebbe essa stessa condizionata dalla legittimazione democratica dell’Unione Europea.

 

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Illustrazione : Tiziano, Ratto di Europa, 1560-62, Isabella Stewart Gardner Museum, Boston, Massachusetts.

Hélène Delsupexhe