Uno degli elementi più sorprendenti della questione catalana è la velocità con la quale le posizioni son cambiate. Circa dieci anni fa, all’epoca delle elezioni regionali del 2003, cinque liste avevano integrato l’arco parlamentare in Catalogna. Tra i 135 deputati, soltanto 23 avevano un mandato pro-indipendentista, ossia un po’ più del 16% dei voti. Dalle elezioni del 27 settembre scorso, essi sono ormai 72 (di cui 10 si dicono pronti a proclamare unilateralmente l’indipendenza della Catalogna). Il rapporto di forza è passato da 23 deputati e 16 % dei voti a 72 deputati (la maggioranza assoluta è a 68) e 47 % dei voti. Una vera rivoluzione che ha preso corpo nello spazio di un decennio.
E’ questa velocità nella redistribuzione politica su una questione stereotipata, quasi d’ordine costituzionale, che illustra al meglio il fallimento delle forze legate a una Spagna plurale. Cos’è successo? Quali sono state la concatenazione degli avvenimenti e la dinamica politica che hanno fatto precipitare la situazione? Mancanza di pedagogia degli uni, immobilismo degli altri, clima economico deleterio, strumentalizzazione delle istanze giuridiche che hanno annullato certi articoli chiave del nuovo statuto d’autonomia della Catalogna approvato nel 2005 e adottato su referendum, invocazione emotiva di un nazionalismo che affonda sempre più profondamente le sue radici lontano nel tempo. Qualunque sia la ragione, la constatazione è senza appello: la cottura di tutti questi ingredienti riuniti è giunta ad ebollizione. Le relazioni politiche tra governo centrale e governo regionale sono ad un punto morto e la Catalogna è oggi matematicamente divisa in due parti eguali: gli elettori dei partiti indipendentisti e gli altri. Alla fine, come vedremo in questa nota, i media stranieri non si sono sbagliati nel loro riassunto semplificato
all’estremo: la politica catalana oggi si vede ridotta ad una scelta binaria. Per o contro.
Tre punti interrogativi risultano, però, in questa visione frammentata : il ruolo dei partiti tradizionali spagnoli, la questione europea e l’appetenza per una terza via – quella federale- nei cinque anni a venire. Tre interrogativi che nascondono tre occasioni da cogliere.
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(Illustrazione : Assemblea.cat / Flickr.com)